Artista tra i più significativi nel panorama italiano e ancora in vitalissima attività, Chiesi non smette mai di stupire. Dopo aver letteralmente dato fuoco alle proprie opere sul finire dell’anno scorso, con un’autoiconoclastia tanto radicale quanto amara (e qui se ne dà qualche recente exempla) è stato, come tutti, bloccato dall’imperversare pandemico. Già isolato di per sé, vive e lavora in un casolare sperduto nella piana tra Busseto e Piacenza, ha indirizzato quindi il suo lavoro sul materiale per eccellenza del distanziamento sociale: il plexiglas. Su questa superficie, scudo e preservativo all’incalzar del virus ed eletto a fondante-fondente elemento per forni da spiaggia (di nuovo l’autocombustione) l’artista dà corpo alle sue visioni terrifiche e/o poetiche. Approfittando della trasparenza organizza la sua sempre più materica pittura, che però niente ha perso dell’iconico “segno”, spartendola su entrambi i lati. Così ottiene sorprendenti effetti di profondità e plasticità, confondendo sfondo e primo piano in un gioco di specchi deformanti e caleidoscopici. Una metafora anche del sottile velo che ci separa dall’ipotetico dopo, fata morgan e miraggio; nuova fase di una ricerca che non ha fine, della quale diamo in esclusiva una selezione, sperando che tali splendide opere possano al più presto uscire dall’atanor di questo genio, purtroppo ancor più appartato.
(Fabio Norcini)
Giorgio Chiesi, Busseto febbraio-aprile 2020