Alzi la testa e guardi il mare. Calmo. Appena pettinato dal grecalino. All'orizzonte il profilo di isole familiari. Elba. Montecristo. Appena a sinistra il Giglio e, minuscolo ma se stai attento lo trovi, il faro delle Formiche. Ricordi? Da piccoli, per vederlo, salivamo sul monte di sabbia che la draga lasciava sulla spiaggia, all'ingresso del Porto Canale. Bastava salire pochi metri per scorgere anche il lungo profilo dell'isolotto, che ci sembrava un sommergibile. Erano solo sette miglia, ma quella era l'isola misteriosa che sognavamo di raggiungere un giorno, senza dirlo alla mamma, con la nostra barchetta a vela.
A destra la lunga spiaggia che porta fino al bel paese con il castello sulla collina. Guardi in alto e vedi il cielo azzurro. Poi qualche batuffolo bianco. Aria calda che si alza dalla pianura e aria fresca dal mare che occupa quello spazio vuoto. Vento. Già, quella brezza con cui hai giocato, poi ti sei divertito e con cui hai anche lavorato.
Vedi gli uccelli che passeggiano sull'arenile. Vita che si muove sotto la superficie dell'acqua cristallina. Nessun rumore, solo suoni.
Equilibrio.
Stringi gli occhi e osservi con attenzione. Manca qualcosa. Non sai che cos'è ma senti che è così. Ancora silenzio. T'incammini per tornare a casa. Sono solo cento metri, come da norme. Sali le scale. Entri e chiudi a chiave. Da solo. Ti togli la mascherina. Ti lavi le mani. Ed è adesso che capisci: hai appena visto il mondo senza l'uomo.
Michele Tognozzi, Castiglione della Pescaia 2 aprile 2020