È successo tutto all'improvviso anche se una certa inquietudine si respirava nell'aria. Così non ho saputo anzi potuto dire di no al regista, chissà poi chi è, per fare la comparsa, un po' come tutti voi e noi, in quel film di fantascienza che che stiamo girando da poco più di tre settimane. Però devo dirvi che, come avrete notato, il copione a noi fornito, attraverso radio tv e quotidiani, continua a cambiare. All'inizio, a parte il metro di distanza da mettere fra di noi ci si poteva ancora spostare in auto, treno e aereo si poteva andare al bar e al ristorante. Perfino al cinema E poi a scuola e all'università. Adesso, di passaggio in passaggio, il copione prescrive di restare chiusi in casa tranne qualche paseggiata, ma lì vicino, e con il nostro amato bimbo peloso. Cioè il nostro quattro zampe da portare a fare i suoi bisogni. Se poi abbiamo le mascherine ancor meglio, mettiamole. Intanto, il film va avanti perchè qualcuno, non so chi, ha assicurato che questo film di fantascienza potrebbe essere candidato a non so per quanti Oscar. E io, irriconoscente, anche se sono un attore, pardon una delle tantissime comparse, mi auguo, invece, che finisca presto e, al massimo si guadagni, che so, un qualche inutile e inflazionato premio della critica. Perchè, come esclamava l'indimenticato Paolo Villaggio, "è una boiata pazzesca".
Umberto Marchesini, Arvier 15 marzo 2020
Uno psicologo potrebbe definirlo il complesso del pesce rosso, sì quei piccoli pesci che trascorrono la loro breve esistenza guizzando dentro una boccia d'acqua dove li ha confinati la crudeltà umana. Ecco, confesso che dopo l'interminabile fase uno di questa pandemia da covid19, e pure adesso che sarebbe arrivata la cosiddetta fase due, mi capita di sentirmi proprio come quel pesciolino rosso. Guardo fuori della boccia, dove le mie ore si sgranano come i chicchi di un interminabile rosario, e provo a sognarmi il mare. Un mare che, come tante altre cose della vita di prima, ci è ancora negato dal copione di questo interminabile film di fantascienza in cui mi ritrovo, come un po' tutta l'umanità, a fare da involontaria comparsa. Chissà quando il regista deciderà di terminare le riprese e chissà se dopo tornerà tutto come prima, senza mascherine, senza il metro di distanza fra di noi, senza tamponi, termometri per prendere la temperatura corporea, divieto assoluto di baci e abbracci, strette di mano e tutto quanto facevamo prima per dimostrare affetto, cordialità, gioia di rivedersi, incontrarsi. Dio mio, a pensare tutto questo mi viene l'angoscia, meglio che torni a fare ancora il pesciolino rosso nella boccia. Ma non per troppo tempo. Vi prego.
Umberto Marchesini, Arvier 29 maggio 2020