Impareremo che esiste un tempo per impiegare il tempo e un tempo per ignorarlo. Il tempo di dire e di scrivere e il tempo di aspettare. Niente è fermo, mai. Si può non dire, non scrivere. Non si può non pensare, o interrompere il lavorio incessante della coscienza. Si può attendere il prossimo esito di quel moto perenne, si può anche illudersi di non farlo: quello tuttavia arriverà, e sarà salvifico.
Scrivere è decidere di cogliere quell’istante, è trattenere un pensiero infine intero e lasciare che ogni altro rumore scivoli via, e divenga perduto. Scrivere è assolversi per tutto quello che si decide di non scrivere, è superare il dubbio. ricominciare. È essere nelle cose della mente senza venirne sopraffatti, scrivere è padroneggiare, è destreggiarsi, è dare forma. Decidere di essere in grado di farlo. Prima, però, viene il tempo dell’ascolto, di tutte le parole fuori e dei silenzi e del chiasso dentro. E ci si deve concedere di scrivere non prima di essersi concessi di ascoltare. Di ascoltarsi. Avendo deciso di essere in grado - e pronti - a farlo.
Isabella Michetti, Forte dei Marmi 21 marzo 2020