Conosco Orio da una vita, da quando si affacciò sulla scena nazionale con Harmonia Ensemble con il bel disco dedicato a Nino Rota, musicista allora misconosciuto e sottovalutato (che presentai anche per il concerto fiorentino al Musicus Concentus). Si parla di più di una trentina di anni fa. Da allora non ha mai smesso di stupirmi per le sue scelte, la sua evoluzione di musicista completo: arrangiatore, compositore, strumentista e direttore e maestro concertatore con la meravigliosa Banda Improvvisa: elastico e talvolta smisurato organico che ha diretto in tutto il mondo, per teatri e piazze davanti a migliaia di spettatori, collaborando con la Kokani Orkestar o la Banda Nacional de Cuba, ma anche accompagnando l’immenso Carlo Monni con un piccolo gruppo nell’indimenticabile “NotteCampana”. Sarà per quel suo insolito nome che ricorda l’aeroporto di Bergamo, ma l’ho sempre collegato ad un altro grande musicista e clarinettista per l’appunto orobico: Gianluigi Trovesi. Specie nella nitida ispirazione che gli deriva dall’approfondimento sincero della tradizione popolare e contadina. Per Orio, che già vive con la sua famiglia isolato in mezzo alla campagna del Valdarno, il “lockdown” non deve avergli procurato un eccessivo shock sul piano artistico, se non quello della mancanza di altri musicisti con cui provare e suonare. Ma gli ha consentito altresì di approfondire e studiare ancora sull’immenso corpus raccolto dal grande ricercatore “sul campo” Dante Priori, alla ricerca delle melodie perdute; un lavoro di “archeologia musicale” che l’ha portato alla scoperta di un anonimo musico del secolo scorso, Gigi, del quale ha rinvenuto casualmente manoscritti di “musica a ballo”. Come ci racconta in questo video realizzato apposta per QD. Uno dono che è preziosa testimonianza alla ricerca di quella memoria, per usare un termine abusato, ma che in questo caso dà la forza per affrontare un presente ingrato e un futuro minaccioso (Fabio Norcini).
Orio Odori, Figline Valdarno 2 giugno 2020