“Ascoltando i gridi d’allegria che salivano dalla città, Rieux pensava che quell’allegria era sempre minacciata: lui sapeva quello che ignorava la folla e che si può leggere nei libri, ossia che il bacillo della peste non muore né scompare mai, che può restare per decine di anni addormentato nei mobili e nella biancheria, che aspetta pazientemente nelle camere, nelle cantine, nelle valigie, nei fazzoletti e nelle cartacce e che forse sarebbe venuto un giorno in cui, per sventura e insegnamento agli uomini, la peste avrebbe svegliato i suoi topi per mandarli a morire in una città felice.” (Albert Camus, La peste)
Walter Sardonini, Firenze 16 aprile 2020