L'assenza è una sedia. Vuota. Oppure che si strappa in coro col mio dolore.
Lo sai che tutto sta per finire? Che la disperazione sta in due accordi? Ci entra tutta alla perfezione. Che non ci sono ulteriori azioni e cose da lasciare e invece onde del mare che ti dice del fare, del disfare. E del lavorare. Il ruminare parole come un matto, un piccolo campana, ma triste sconfitto e spaurito. È la mancanza e il vuoto, l'amore che non si presenta e le disdette senza precedenza.
La mia.
La tua.
Piano piano
sposto una cosa
quando penso di sapere dove metterla
ma ho paura del cassetto come dell’armadio
dei miei dischi e delle foto
troppi dati “sensibili” e appartengono al passato
piano piano pulire questa casa con calma
e dentro di me
un posto vuoto
ci deve essere
da dove si veda in avanti
etere silenzio e tenerezza e placenta
Filippo Panichi, Firenze 8 aprile 2020