Berlinghiero03

Tantotanatos

Ci sono i maestri, anche grandi, gli artisti, i creativi, gli specialisti, i tentanti… E poi ci sono i geni. Berlinghiero è uno di questi e so di farlo incazzare scrivendo ciò, che lui giudicherà uno sproposito. Sarà questione di Dna, in quanto è un pronipote di quel Michelangelo che porta lo stesso cognome: per tradizione nella famiglia Buonarroti i maschi si chiamano alternativamente o Berlinghiero o Michelangelo (e così si chiama infatti suo figlio). Nella sua “Stanza” a Compiobbi, o Compi Hobby, vera Wunderkammer di invenzioni impossibili, macchine improbabili, archivio di mirabilia e testi introvabili, il nostro distilla elisir ed essenze di pura intelligenza, imbottigliandole in dipinti, macchine, invenzioni, testi , saggi, encyclopaedie, che solo i posteri saranno in grado di valutare nel loro giusto valore, negandosi egli ad ogni forma di esibizione e pubblicità con schiva e ostinata modestia, accampando una falsa neghittosità che invece preferisce il solingo e proficuo lavoro ad ogni forma di pomp & circumstance. Con Carlo Valentini, anche lui suo sfegatato fan, ci siamo detti che non poteva e doveva mancare di unirsi all’equipaggio di QD. Ero certo di un suo rifiuto: “mi hanno già invitato molti a produrre per iniziative analoghe, ma sono qui, non faccio niente e voglio continuare a farlo”, mi ha detto. Ma quando gli ho avanzato la proposta (piano b che mi ero preparato) di pubblicare la voce Tanatologia dalla sua impagabile Encyclopaedia Heterologica ha riso di cuore e acconsentito, Godi popolo! (Fabio Norcini)


Tanatologia

Scienza della Morte e della Distruzione

Non è tanto la paura della morte a spaventare i vivi quanto ciò che avviene dopo di essa: è la tanatomorfosi, la decomposizione, che ci dà l’esatta consapevolezza della perdita della propria individualità. Lo sgomento della morte è la diretta conseguenza del ribrezzo per un annientamento irreversibile della materia: l’assurdo e l’inspiegabile della prima è percepito come un «buco cieco» impenetrabile che contrasta con la certezza palese del secondo.

La Tanatologia è la disciplina che si interessa all’equivalente contrapposto della vita accumulante, opzionando l’ineluttabile tendenza allo scarto che elimina, deteriora, sottrae, disfa, polverizza, annienta, in una parola distrugge. Non c’è niente di più superficiale che dire sbrigativamente che un intervento dissolvente sarebbe finalizzato a distruggere, invece che contribuire a edificare. È il brutale impatto che nasconde i benefici terapeutici visibili solo a distanza di tempo.

La morte opera un’azione improvvisa di sprogettazione che ha tendenza a percorrere il cammino inverso della vita. Ogni elemento o intuizione messi in serbo, per merito equanime della scintilla esplodente dell’intuizione e del lampo dell’idea, si disaggregano operando un percorso creativo a rovescio. E il tempo infinito è il principe incontrastato di questo momento: il flusso vitale attraversa la membrana che lo tiene diviso dal mondo della perdita, e per osmosi, trasferisce nei territori dell’apnea la capacità di durata che permette ad ogni istante la novità assoluta di un processo di creazione continuo. Stavolta non più affidato all’intelligenza o ai capricci del caso ma alle leggi naturali.

Ma chi sa dire quale sia il momento di confine fra vita e morte? Inizia con l’ultimo respiro polmonare e cerebrale, o piuttosto quando viene meno la nostra capacità critica e la nostra creatività?

Uno dei più acuti disegnatori grafici del dopoguerra, il francese Georges Blondeaux in arte Gébé, ha descritto con struggente poesia l’inumazione di uno dei suoi arti amputato per la cancrena: è l’unico caso in cui l’interessato partecipa al funerale di se stesso o almeno ad una parte di sé. E se gli arti da segare fossero tre? Qual è il numero minimo di elementi necessari perché un individuo possa essere dichiarato in vita?

L’uso distruttivo del comico va sotto il nome di «umorismo nero», termine coniato da André Breton. La nozione limite di humour noir costituisce, con la sottile ambiguità di una finalità apparentemente ludica, un metodo per far saltare ogni adattamento alle condizioni sociali e morali date. È una forza negativa, uno schermo che si interpone fra la coscienza e l’ordine stabilito, in una frase del filosofo Léon Pierre Quint: «una rivolta superiore dello spirito». È una macchina per fare il vuoto; ed il vuoto è fra l’altro un «nuovo territorio» della Tanatologia.

Sigmund Freud, agli inizi del secolo, assegna all’humour una carica liberatoria, comune anche al comico, ma in più gli riconosce un «qualcosa di sublime e di elevato». Quando la realtà esterna, gli avvenimenti sgraditi e dolorosi sono sul punto di infliggerci una sofferenza, l’Io si rifiuta di ammettere che i traumi del mondo possano toccarlo; anzi, reagendo per mezzo dell’humour, possiamo dimostrare che i traumi possono diventare per noi addirittura occasione di piacere. È il meccanismo tipico dell’implosione fisica: la rottura improvvisa di un recipiente sotto vuoto che di colpo cede alla pressione esterna provocando una proiezione di frammenti verso l’interno. Quindi l’umorismo disdegna l’eclatante scaricarsi in una risata della tensione accumulata, preferendo il piacere sottile ed esaltante che discende direttamente dal solletico cerebrale e che permette di sorridere dentro; tanto che Nietzsche considera il sorriso dell’uomo un «segno della sua meraviglia per l’incommensurabile umorismo segreto dell’esistenza».

C’è infine l’indole eversiva dell’humour noir esaltata da Robert Desnos il quale, se avesse effettivamente utilizzato la definizione di humour inteso come «disordine formale», probabilmente avrebbe risparmiato ad un giornalista stalinista pentito degli anni ‘80, l’interpretazione letterale in senso terroristico della frase di Breton: «l’atto surrealista più semplice consiste, revolver in pugno, nel discendere per strada e sparare a caso, a più non posso, sulla folla». È ovvio che non si tratta di un invito al terrorismo, perché l’humour nero lo si parla, lo si scrive, lo si immagina, lo si sogna, ma non lo si vive. «L’humour come attitudine vitale è insostenibile», afferma infatti nel 1933 il surrealista belgradese Marko Ristic.

TANATOLOGIA:

Scienze della Morte

Ars moriendi [Felicità del disagio/Gioia dell'annientamento]

Atrocità

Enantiotropia (Passaggi reversibili)

Humour Noir

Medicina Legale

Necrosofia [Gusto del macabro/Tenebra]

Vuoto

Scienze della Distruzione

Dissacrazione

Eliminazione

Eziologia del Male

Fine [Deterioramento/Estremo/Irrimediabilità/Limite]

Sottrazione [Perdita/Sprogettazione/Svalutazione]

Berlinghiero Buonarroti, Compy Hobby 13 maggio 2020