Vorrei proporre una riflessione “su questi tempi” che mi è stata suscitata dalla memoria. Si sa. Crea meravigliose connessioni, affinità. Legami. Iltutto per lo più a nostra insaputa. Quasi un crampo improvviso del pensiero. La retorica dell’informazione quotidiana, la centralità del morbo, mi hanno rievocato un fenomeno temporale – un modo del darsi del tempo –, sul quale mi ero lungamente soffermato, studiando un autore che ho caro, e che spesso ha riempito le mie giornate. Un amico, un compagno, un “fratello” … misterioso e sovente insondabile. Nondimeno sempre disponibile …
Paul Celan, cui ho dedicato più di una goccia di inchiostro (e del quale,in questo 2020, ricorre il centenario della nascita e il cinquantesimo della morte). Ebbene, a partire dalla metà degli anni ’60, Celan inizia a soffermarsi su quello che chiama uno Zeithof. Un alone di tempo, potremo dire. Che articola gli accadimenti storici nello spazio di una prospettiva ottica. Mi spiego. Quando un evento è così dominante, decisivo, dà anche luogo, intorno a sé, ad una sfocatura del resto che, nondimeno, vi si evidenzia, ed assume un significato inatteso. Un effetto aureolare – come nel fenomeno della luna piena. Gli accadimenti, circostanziali e concomitanti, acquistano evidenza sfumando all’intorno di un evento principale. Visibilità nello sbiadire, messa a fuoco nella sfocatura.
Vorrei qui offrire qualche considerazione in merito a un poema del 1968, che presenta forti analogie col tempo presente. Mapesbury road, scritto nel periodo pasquale – tra il 14 e il 15 aprile. Proprio in questi stessi giorni, esattamente cinquantadue anni fa. Anche allora accadevano avvenimenti importanti. La poesia li compendia in un fatto storicamente preponderante: uno scoppio clamoroso; qui, uno sparo, un colpo di pistola o di fucile. L’assassinio, a Memphis negli Stati Uniti, di Martin Luther King, il 4 aprile, e l’11 dello stesso mese, il ferimento del leader del movimento studentesco tedesco Rudi (il Rosso) Dutschke. Circostanziati da un dato biografico. La visita del poeta a una zia che abitava a Londra, nel quartiere di Willesden, in Mapesbury road. La lunga strada che collega il quartiere con Hampsted. Nei pressi viveva lo scrittore austriaco Erich Fried – che Celan incontrò in quei giorni –, noto esponente della poesia come manifestazione rivoluzionaria.
La dimensione etica dell’azione – compresa quella di scrivere (ma anche di leggere o ascoltare) – fa da sfondo alla poesia. Riassume e rende esemplari due posizioni intorno all’«impatto di una palla» – la protesta pacifica del pastore e l’attivismo dell’esponente extraparlamentare. L’atto e la sua sospensione, ovvero il gesto. Un gesto che si declina nel tempo. Che lo declina. E, in qualche misura, lo riordina e apre, senza tuttavia scandirlo come «un’ora di scissione». Per dare luogo a quella «bellezza di un secondo» che ne indebolisce il flusso, lo scorrere, e «arrochisce» la voce potente degli strumenti di misurazione. Perché si legge su un «mezzo orologio dalle ore di magnolia», dove fluisce in quanto si arresta, non si completa né completa il proprio corso. E infine tace, «dietro il passo di una negra». Ne risulta un «pieno alone di tempo» a contorno del compimento dell’azione: la palla colpisce, raggiunge l’obiettivo (uccidendo o ferendo); ma solo per ultimarsi in una sorta di ritorno sulle condizioni di visione, anche periferica … Una negra che cammina per la strada, un semaforo, l’immobilità del silenzio, forse, un ricordo della Bucovina … Potrei dire che questo proiettile – la stessa poesia – è efficace solo restando a mezza via. Nel tempo poetico e immoto dell’attesa. Dove c’è racconto, testimonianza, storia e … attività. Lo Zeithof è allora questa straordinaria figura di esitazione, non nevrotica. Non c’è urgenza, necessità di decidersi – di aggiornarsi – tra l’una e l’altra posizione. Piuttosto, attestazione di questa originalissima messa a fuoco, dove emerge un differenziarsi, altrettanto originale, a indicare, probabilmente, che il tempo della natura non è che l’altra faccia del tempo dell’uomo che ne è responsabile. E che forse, proprio come accade in questi giorni, entrambi hanno fatto, per così dire il proprio tempo. E presentano il conto.
PS: Riporto l’originale del testo di Celan, e la mia traduzione, pubblicata nel 2014, in L’eternità invecchia, per i tipi di Orthotes.
MAPESBURY ROAD
Die dir zugewinkte
Stille von hinterm
Schritt einer Schwarzen.
Ihr zur Seite
die
magnolienstündige Halbuhr
vor einem Rot,
das auch anderswo Sinn sucht –
oder auch nirgends.
Der volle
Zeithof um
einen Steckschuss, daneben, hirnig.
Die scharfgehimmelten höfigen
Schlucke Mitluf.
Vertag dich nicht, du.
MAPESBURY ROAD
Il silenzio ti ammicca
da dietro il passo
di una Negra.
Al suo fianco
il mezzo
orologio dalle ore di magnolia
davanti a un Rosso,
che cerca un senso, pure lui,
altrove – o anche da nessuna parte.
Il pieno alone
di tempo intorno all’impatto
di una palla, adiacente, cerebrale.
I sorsi d’aria condivisa aguzzati
verso il cielo a alone.
Non aggiornarti, tu.
#iorestoacasa#ioaspetto#ioleggopoesia
Mario Ajazzi Mancini, Firenze (IT) 13 aprile 2020